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IL NODO DEGLI SHORT BREAK TRA RINCARI E INFLAZIONE

Assoviaggi - Associazione Italiana Agenzie di Viaggio e Turismo

Lo short break è stato il precursore del riavvio del turismo post Covid. Il pedale dell’acceleratore per far ripartire la macchina dei viaggi. Lo conferma Gianni Rebecchi, presidente Assoviaggi Confesercenti, ricordando come il mondo delle tariffe aeree (low cost e regular) hanno contribuito a dare spazio alla ripartenza durante la fase di ripresa, con tariffe scontate che hanno aiutato la ripartenza.

Cosa è cambiato

Ora non è più cosi. Con l’aumento dei costi generali, una situazione di crisi energetica che impone a hotel e vettori aumenti, tutto è cambiato. “Questa situazione rallenterà gli short break anche per quelle persone che erano abituate a questa modalità di viaggio. Mi riferisco a mete come Sicilia o le città europee, che erano le mete predilette per le fughe autunnali”. Adesso questo genere di vacanza diventa “un piccolo investimento, non ci sono più le caratteristiche di prima e dovremo fare i conti con una minore disponibilità di spesa”.

Effetto inflazione

Con un tasso di inflazione attorno al 10%, il costo della vita aumenterà ed eroderà servizi come i viaggi. “Siamo in forte osservazione dell’evoluzione anche in vista delle prossime vacanze invernali – ammette Rebecchi -. I costi per i servizi e i trasporti sono aumentati dal 10 al 30%, ma in Europa saliranno ulteriormente”.

Attenzione a qualità e servizio

Cosa dovrà fare la distribuzione per affrontare al meglio i prossimi mesi? “Dovrà mantenere un occhio di riguardo sulla qualità e sulle modalità con cui il servizio verrà offerto – spiega il manager -. Ora l’elemento no frill si paga. Sono anche aumentati i costi dei visti. L’hotel è praticamente sezionato in tanti aspetti, sia sul fronte della tariffa a livello di sistemazione e alla fine l’utente non paga più soltanto la camera come un tempo ma una serie di modalità di servizio diverse (vedasi il caso degli hotel di Rimini che fanno pagare l’aria condizionata, ndr)”. Quali le conseguenze? Tutto questo, secondo Rebecchi, mette in difficoltà i viaggiatori, in particolare la fascia degli over 50, messi alle strette da procedure di check in o di acquisto farraginose e formalità doganali estremamente complesse. L’innalzamento dei costi, infine, farà sì che le persone stiano più attente all’acquisto del city break, anche se realizzato in autonomia, e lo stesso avverrà per i viaggi classici, “in un contesto che alla fine inibisce la domanda”.

Stralcio da guidaviaggi.it

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