Voli, e voli sempre, e fortissimamente voli. Nemmeno facendo leva sulla massima alfieriana – con tanto di licenza – la voglia di viaggiare in aereo decolla come in passato. Perché, casomai non fosse ancora evidente, l’estate 2025 non ha (ancora) preso le ali e prova a battere strade alternative. Le motivazioni messe in fila, una dopo l’altra, sul taccuino del turista sono esplicite. Da dove cominciamo? Dal caro tariffe, puntuale come le tasse?
Oppure dalle ex low cost, ormai poco low e tanto cost? E perché non dalle rotte tagliate per la carenza di personale? O dai problemi negli hub aeroportuali, che rischiano di degenerare in ritardi e cancellazioni? Sì, d’accordo, ci sono i diritti del viaggiatore a fare da parafulmine, ma spesso a scoppio ritardato.
Intanto, ti sei giocato la vacanza attesa per 11 mesi. Sia chiaro: nessuno intende fare la guerra al trasporto aereo, anzi, ma è inutile mettere la testa sotto la sabbia: i problemi ci sono e quelli elencati sono solo la punta dell’iceberg. Stilare la black list magari non sarà la panacea a tutti i mali, però può aiutare a trovare la soluzione. O le soluzioni, dipende dai punti di vista.
A TUTTI I COSTI
«Pochi aerei e domanda forte, il costo dei biglietti salirà del 5%». Così si confessò lo scorso febbraio al Corriere della Sera Carlos Muñoz, ceo di Volotea, uno che ha l’occhio lungo. Lasciando da parte Ryanair, che da tempo ha annunciato un aumento delle tariffe per l’estate 2025, la profezia, almeno in parte, sembra avverarsi: perché se è vero che le stime dei prezzi, nel bimestre luglio-agosto, sui voli nazionali per ora sono inferiori agli anni precedenti (in media 70 euro a tratta), cominciano a impennarsi quelle per i collegamenti internazionali (si tocca quota 108).
Se questi dati dovessero restare invariati, non toccheremo i picchi dell’estate 2023 – 115 euro sulle tratte europee – quando ai viaggi senza le limitazioni da pandemia si associò un’inflazione altissima. Né quelli relativi al 2018, quando per le rotte interne all’Italia le tariffe furono di poco sotto i 93 euro.
È pure vero, però, che l’istantanea di inizio giugno non è ancora credibile, in attesa dell’evoluzione delle prossime settimane, quando cioè saremo a ridosso delle partenze. È lì che potremo constatare la vera portata del salasso. Sapendo che un altro fattore non va sottovalutato: il passaggio a carburante sostenibile (Saf) per le compagnie, richiesto dalle normative europee, fatalmente contribuirà all’aumento dei biglietti.
Un andamento che penalizza anche gli operatori che vendono i pacchetti vacanza e mette in difficoltà le famiglie, considerando i redditi non eccelsi.
MIRAGGIO LOW COST
Il punto, insomma, è capire di quanto si alzeranno i biglietti. Abbiamo girato il quesito a Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi. «Quando affrontiamo il tema del costo dei voli – esordisce – è impossibile certificare con precisione l’aumento. Ormai parliamo di prezzi “dinamici”, cambiano in continuazione. Pesano le date, le tratte e il riempimento degli aeromobili. La concorrenza su determinate rotte può fungere da calmiere, a meno che non ci si trovi in alta stagione».
Come si esce dal labirinto? «Oggi l’intelligenza artificiale aiuta le compagnie a definire sia il riempimento degli aerei che le prenotazioni. Il problema è che i servizi ancillari generano molta confusione nei viaggiatori e fanno salire i prezzi. E di questo dobbiamo ringraziare le low cost, ma sarebbe meglio dire ex low cost».
Prego? «Inutile girarci intorno, le low cost non esistono più. Una branca che purtroppo ha finito per contaminare il resto del settore, considerato che ora caricare un bagaglio in stiva costa più di un biglietto. Siamo arrivati al punto che alcune compagnie prevedono segmentazioni tariffarie addirittura in Business e First Class».
Anche il fattore carburante ha un peso. «È uno degli elementi più costosi del trasporto aereo, anche se in questo momento il Saf è abbastanza stabile. Ecco perché c’è grande fermento sulla consegna degli aeromobili di nuova generazione: garantiscono un risparmio di almeno il 20% sul costo del carburante. Airbus è in overbooking di richieste e Boeing in forte ritardo: la partita delle tariffe si gioca anche qui».
EFFETTO ORDINI-LUMACA
E che le consegne-lumaca abbiano una forte incidenza sui costi (e non solo) del trasporto aereo lo si evince dal fatto che Iata sia pronta a intentare un’azione legale contro Boeing e Airbus. A oggi, infatti, gli ordini in pending ammontano a 17mila aeromobili, con tempi di attesa fino a 14 anni, un’enormità. «Siamo di fronte al 26% in meno nelle consegne rispetto a quanto ci si attendeva un anno fa», ha ammesso il direttore generale Willie Walsh all’81° Annual General Meeting di New Delhi.
Media annuale delle consegne di 1.692 velivoli in confronto agli oltre 2.000 del prepandemia. E nel 2025 i profitti netti scenderanno a 36 miliardi di dollari. Un nodo, quello dei ritardi nelle consegne, che innesca un vero e proprio effetto domino sull’intera industria dei viaggi.
TAGLI SU TAGLI
E poi i tagli. A Bologna via i collegamenti easyJet con Londra Gatwick, così come quelli Vueling con Parigi Orly. easyJet dice addio anche a Venezia per lo scarso traffico. Capitolo Ryanair: tolto un aereo da Roma Fiumicino – nell’anno del Giubileo – e soppresso il volo Bergamo-Pescara. Cancellati i voli da Tallinn (Estonia) a Roma Ciampino, Bergamo e Treviso. Volotea ha cancellato 7 rotte su 20 da Verona, 5 delle quali inaugurate lo scorso anno: Bordeaux, Comiso, Copenhagen, Praga, Valencia, Berlino e Atene.
Tutto questo al netto delle cancellazioni dell’ultima ora, cui alcune compagnie ci hanno amaramente abituati.
AAA PILOTI CERCASI
Nonostante il caro tariffe, comunque, secondo la Federal Aviation Administration, la prossima sarà l’estate più intensa degli ultimi 15 anni, con un picco di viaggi a fine luglio. Niente paura: compagnie e aeroporti hanno già mostrato i muscoli, pronti ad affrontare il traffico record. A costo di passare per il proverbiale “amico del giaguaro”, però, il cronista resta prudente e annota una serie di fattori che potrebbero causare seri problemi in
corsa: i guasti sempre più frequenti alle infrastrutture – vedi Londra Heathrow e Stansted – oltre a scioperi, cancellazioni e ritardi.
Senza dimenticare la saturazione del traffico e la riassegnazione degli slot, oltre alle nuove regole sui bagagli. Naturalmente in bocca al lupo a tutti, ma il punto della situazione è d’obbligo. Prendiamo il caso di Swiss (Gruppo Lufthansa), che ha annunciato la cancellazione di 1.400 voli fino a ottobre per mancanza di piloti e le numerose assenze a lungo termine del personale di bordo. L’impatto potrebbe avere ripercussioni su 50.000 passeggeri in Uk.
Il 19 maggio, invece, Finnair ha soppresso 110 voli, a causa di un nuovo sciopero indetto dal sindacato finlandese dell’aviazione (Iau): coinvolti oltre 14.000 passeggeri e diversi servizi allo scalo di Helsinki-Vantaa, tra cui il catering e la gestione dei bagagli. A proposito: occhio alle power bank, che vanno trasportate nel trolley a mano e non possono essere utilizzate né caricate in volo. Alcune compagnie richiedono la sigillatura delle porte Usb.
IL PIANO EUROCONTROL
E ora segnatevi bene queste città: Marsiglia, Monaco, Karlsruhe, Atene, Macedonia, Budapest, Barcellona, Siviglia e Zagabria. Saranno i centri di controllo più critici per i voli estivi. Le stime Eurocontrol indicano che, senza interventi, i ritardi medi dei voli potrebbero aumentare.
E allora scatta il piano per gestire i periodi hot, articolato in cinque punti: fornire la capacità concordata nei centri di controllo; limitare gli impatti del maltempo; creare piani di volo realistici; dare priorità al primo volo della giornata; garantire orari realistici per partenze e arrivi. Inoltre, la campagna #ThinkNetworK richiama i soggetti coinvolti a comportarsi come una rete europea unica per la gestione dei voli.
Non sono dettagli da trascurare, perché la puntualità ha un costo: per dire, un solo giorno con oltre 200.000 minuti di ritardo può costare circa 20 milioni di euro.
In caso di “Imprevisti” poi si può sempre giocare la carta “Reclami e Rimborsi”, un po’ come al Monopoli. Da questo punto di vista una novità arriva da Palermo: il 20 maggio il tribunale civile ha dichiarato che l’obbligo di reclamo imposto dalle compagnie ai passeggeri prima di poter promuovere un’azione legale è contrario all’articolo 24 della Costituzione.
In sostanza, la sentenza rafforza il diritto dei viaggiatori di accedere direttamente alla giustizia in caso di controversie con i vettori. Il giudizio di primo grado aveva ritenuto la domanda del consumatore non meritevole di tutela, perché si era rivolto a una claim company, ItaliaRimborso, senza aver prima reclamato il diritto alla compagnia.
«È un grande traguardo – esulta il ceo Felice D’Angelo – I diritti del consumatore non possono essere subordinati alle condizioni dei vettori».
A tutto c’è rimedio, insomma. Anche alla corsa a ostacoli per prendere un aereo.
Stralcio da https://www.lagenziadiviaggimag.it/